Vincenzo Baldazzi

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Vincenzo Baldazzi

Biografia

Vincenzo Baldazzi (Genzano di Roma, 25 ottobre 1898- Roma 1982) è stato un antifascista, anarchico e politico; fu uno dei fondatori degli Arditi del Popolo e della Resistenza romana. Giovanissimo, aderì agli ideali mazziniani nella loro versione più progressista; fra i suoi maestri vi fu l’anarchico Errico Malatesta. Nel 1914 partecipò ai moti di Ancona che portarono alla Settimana Rossa: durante la manifestazione antimilitarista organizzata da repubblicani, socialisti e anarchici, i carabinieri aprirono il fuoco sulla folla uccidendo tre manifestanti. Baldazzi partecipò da volontario alla Prima Guerra Mondiale come interventista “di sinistra” e fu ferito gravemente sull’altopiano del Bainsizza. Nel 1921, dopo l’impresa di Fiume, fu tra i fondatori a Roma degli Arditi del Popolo. Nel 1924 collaborò a "Italia Libera" (giornale ufficiale del Partito d’Azione) e partecipò al comizio contro la restrizione della libertà di stampa; nello stesso anno venne processato in contumacia per “costituzione di bande armate”. Fu arrestato perché accusato di essere complice dell'anarchico Gino Lucetti nell’attentato a Mussolini e condannato a cinque anni di carcere; subì un'ulteriore condanna per aver organizzato una sottoscrizione a favore dei familiari di Lucetti. Fu al confino a Ponza dal 1932 al 1933. Sulla nave che lo portava a Ponza conobbe Elena Vitiello, che sposò dopo la fine della guerra. Durante la permanenza a Ponza si tenne in contatto epistolare con amici e familiari; nel fascicolo conservato all'Archivio Centrale sono contenute lettere a Elena Melli (compagna di Errico Malatesta), a Fernando Baroncini, a Gianbattista Canepa e ad Errico Malatesta, di cui condivideva gli ideali anarchici. Durante la sua permanenza a Ponza si rifiutò di “associarsi alla domanda di grazia avanzata in di lui favore dai propri famigliari” (documento “Tribunale speciale per la difesa dello Stato”, 4 luglio 1930). Ultimò il periodo di confino nel 1933; fu ammonito, si stabilì a Fregene dove, insieme al fratello, gestì una locanda. Fu un periodo cupo, segnato da difficoltà economiche e dalla malattia del fratello. Nel 1936 entrò nuovamente in carcere; come misura preventiva, fu ordinata la sua separazione dal gruppo di “Giustizia e Libertà”. Baldazzi trascorse gli anni dal 1937 al 1943 al confino fra Ventotene e le isole Tremiti. Dopo la caduta del fascismo fu tra gli organizzatori della Resistenza a Roma e assunse il comando delle formazioni di “Giustizia e Libertà” operanti nel Lazio, con il nome di battaglia di “Cencio”. Dopo lo scioglimento del Partito d’Azione, Baldazzi si iscrisse al Partito Socialista Italiano. Nel 1978 organizzò l’incontro del sindaco Vitiello (fratello della moglie) e degli amministratori comunali di Ponza con l’allora presidente Sandro Pertini. Morì a Roma il 23 Maggio 1982.

Galleria

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