Alessandro pertini

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Alessandro Pertini

Biografia

Alessandro Pertini (San Giovanni di Stella 25 settembre 1896 - Roma, 24 febbraio 1990) è stato uomo politico, giornalista, partigiano e settimo presidente della Repubblica, in carica dal 1978 al 1985. Nel Pertini confinato sono già presenti i tratti che lo renderanno il presidente più popolare. C'è l'eleganza: "Al confino , poi, si trattava di far vedere che non ci si lasciava andare, neanche nell'aspetto esteriore. Spinelli, per esempio, andava in giro con certi stivaloni..." C'è il gran camminatore: "Facevo lunghe passeggiate nelle strade in cui ci era consentito il transito. Ero sempre scortato dalle guardie come elemento pericoloso". C'è il carattere talvolta dispettoso: appena cominciava a piovere prendeva l'ombrello e usciva, costringendo la scorta a seguirlo; i carabinieri, in divisa, non potevano utilizzare ombrelli. C'è il giocatore di scopone: con la scusa di dover discutere questioni legali raggiungeva lo studio dell'avvocato Migliaccio e avviava la partita. C'è l'amore per la vita: "Per uno che usciva di prigione e che il regime voleva ghettizzare, demoralizzare anche al confino, avere una storia d'amore voleva dire tutto, voleva dire tornare alla sorgente della vita. Conservo di Giuseppina un ricordo dolcissimo."(riferendosi a Giuseppina Mazzella, la fidanzata ponzese). C'è il Pertini profondamente legato al Partito Socoalista: lo sbarco dell'ennesimo confinato comunista provocava in lui espressioni accorate: "Ma i miei compagni, i miei compagni dove sono?". Si laureò in legge nel 1923 a Modena. Si trasferì a Firenze, dove l’anno successivo (1924) conseguì la seconda laurea in scienze sociali. Nella prima guerra mondiale prestò inizialmente servizio come soldato semplice, essendosi rifiutato di fare il corso per ufficiali; in seguito ad una direttiva del generale Cadorna, che obbligava i possessori di titolo di studio a prestare servizio come ufficiali, frequentò il corso a Peri di Dolcè e venne inviato a combattere in prima linea come sottotenente di complemento. Dopo la guerra non gli fu consegnata la decorazione a causa della militanza socialista. Iscritto al PSI nel 1924, profondamente colpito dal ritrovamento del cadavere dell’ex segretario del partito Giacomo Matteotti, Pertini svolse un’intensa attività organizzativa e, nel dopoguerra, fu tra i protagonisti dell’antifascismo ligure. Il 3 giugno 1925 fu condannato a otto mesi di detenzione e al pagamento di un’ammenda per i reati di stampa clandestina, oltraggio al Senato e lesa prerogativa regia, ma fu assolto dall’accusa di istigazione all’odio di classe. Il 4 dicembre 1926 Pertini fu definito avversario irriducibile del regime e venne assegnato al confino di polizia per cinque anni. Per sfuggire alla cattura espatriò clandestinamente in Francia insieme a un gruppo di antifascisti, con una traversata su un motoscafo che partì da Savona la sera dell’11 dicembre e giunse nel porto di Calvi, in Corsica, la mattina seguente; gli altri componenti del gruppo sarebbero stati processati e arrestati al loro rientro in Italia, mentre Pertini fu condannato in contumacia a dieci mesi di arresto. Dopo aver passato alcuni mesi a Parigi, Pertini si stabilì a Nizza nel 1927 lavorando come muratore e svolse attività di propaganda contro il regime fascista; divenne perciò un esponente di spicco tra gli esiliati. Nel 1929 terminò il suo esilio francese e il 26 marzo rientrò in Italia. Il 30 novembre dello stesso anno fu condannato dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato a 10 anni e 9 mesi di reclusione e a 3 anni di vigilanza speciale per aver svolto all’estero attività tali da recare nocumento agli interessi nazionali. Il 10 settembre 1935, dopo 6 anni di prigione, venne trasferito a Ponza come confinato politico e il 20 settembre 1940 venne riassegnato al confino per altri cinque anni a Ventotene. Durante il confino mantenne i contatti con sua madre e ogni tre mesi veniva documentato in forma scritta il comportamento tenuto nel trimestre precedente, in quanto era considerato un elemento pericoloso. Pertini mantenne inalterate le sue idee politiche. Nel 1943 fu liberato e ricostituì il partito socialista con Nenni e Saragat; combatté per la difesa di Roma a porta S.Paolo. Nello stesso anno fu arrestato dalle SS e condannato a morte. Nell’anno successivo evase dal carcere romano di Regina Coeli e si trasferì a Milano, dove fu tra i massimi dirigenti del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia. Negli anni seguenti fu segretario del PSI e senatore dal 1948 al 1953. Quindici anni dopo ottenne la carica di Presidente della Camera dei deputati, che ricoprì per 9 anni; fu eletto Presidente della Repubblica l’8 luglio 1978 con 832 voti su 995 (la più larga maggioranza della storia repubblicana) e prestò giuramento il giorno successivo. A differenza dei predecessori, Pertini partecipò in modo più attivo alla carica e alle funzioni di Presidente della Repubblica, riscuotendo grazie alla sua grande comunicativa il larghissimo consenso di chi vedeva in lui il rappresentante di un’Italia diversa. Terminato il mandato presidenziale nel giugno del 1985 divenne di diritto senatore a vita della Repubblica e si iscrisse al gruppo del PSI al Senato. Pertini morì la notte del 24 febbraio 1990 a Roma, all’età di 93 anni, per una complicazione in seguito ad una caduta di pochi giorni prima. Il suo corpo fu cremato come egli desiderava, e le ceneri furono traslate nel cimitero del suo paese natale, Stella San Giovanni.

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